La revisione è sempre traumatica per gli scrittori. Se non ci si può affidare a un buon editor (o non si vuole farlo), ecco qualche consiglio per rivedere da soli i propri romanzi, fermo restando che un occhio critico esterno è sempre più indicato (anche solo quello di un amico che legge il testo e dà un parere sincero da semplice lettore).
Il primo consiglio che molti manuali di scrittura danno è quello di prendere il coraggio a due mani, mettere da parte la prima stesura e… riscrivere tutto da capo con la consapevolezza, questa volta, di saper quel che si vuole scrivere. Questo per i più coraggiosi.
Per chi invece coraggioso non lo è, ecco i consigli sotto forma di domande che bisogna porsi.
Personaggi
“Ci sono tutti i personaggi per raccontare la storia?” Se sì, bisogna chiedersi se è possibile diminuire il numero di personaggi. Perché meno sono, più è facile da gestire il romanzo sia per il lettore che per lo scrittore.
“I personaggi sono troppo piatti?” “Svolgono il loro ruolo in maniera troppo prevedibile?” “Sono sufficientemente motivati?”
Trama
È preferibile usare un modello in tre atti (inizio, climax e conclusione).
Per l’inizio, bisogna chiedersi qual è la prima cosa interessante che avviene nella storia e poi iniziare da lì. Va tagliato tutto quello che c’è prima, perché è superfluo, appesantisce e annoia il lettore.
“Ho scelto con cura tutti gli eventi necessari per raccontare la storia?”
Se potete raccontare una storia in quattro scene, non raccontatela in cinque. Insomma, create la parte centrale del vostro climax con gli elementi necessari a raggiungere quella soglia, non arricchitela di eventi superflui, non allungate troppo il brodo se non serve.
Per la conclusione, è meglio non raggiungerla del tutto e non deciderla dall’inizio. Bisogna lasciare i personaggi liberi di trovare la giusta soluzione ai loro problemi e ai loro obiettivi, con le relative ripercussioni. La conclusione deve essere imprevedibile non solo per il lettore, ma anche per lo scrittore.
Deve essere allo stesso tempo sorprendente e inevitabile.
Il lettore, arrivato all’ultima riga, deve saltare sulla sedia per la meraviglia, e un attimo dopo esclamare “Ma certo! Non poteva che essere così!” perché la giusta conclusione è sempre il risultato di tutto ciò che è avvenuto prima.
Punto di vista
“Ho scelto il miglior PdV?” “Devo alternare il PdV di più personaggi?”
Se una storia o una scena non funzionano, il primo a essere sospettato è il PdV. Ogni PdV scelto ha i suoi pregi e difetti, va solo scelto quello più adatto alle esigenze della vostra storia.
Descrizioni
State lontani dalle astrazioni. Parole astratte come “bello” o “misterioso” annoiano il lettore. Si devono scegliere parole che fanno ascoltare, vedere, gustare, odorare. Bisogna essere selettivi nella scelta dei particolari da inserire: le prime cose che notiamo quando guardiamo una persona o un luogo sono le cose “vive”. Il resto sono le cose “morte”. Descrivere solo quelle vive.
Dialoghi
Bisogna essere concisi, meno parole si usano per arrivare al vivo e meglio è. È importante il sotto-testo: quello che i personaggi non dicono, ma ciò che intendono dire, ciò che importa davvero. Va tenuto conto della logica: le persone sono illogiche, specialmente quando parlano o discutono.
I personaggi devono contrapporsi, veniamo a sapere molte informazioni utili quando i personaggi sono in disaccordo fra loro o hanno diverse filosofie. Fare attenzione a non forzare le parole in bocca ai personaggi e ad alternare dialoghi e descrizioni, scene (quelle che noi chiamiamo ‘scene mostrate’) e sommari (quelle che noi diciamo ‘scene raccontate’).
Ambientazione
Il contesto è tutto. L’ambiente è un personaggio a tutti gli effetti e come tale va trattato. Gli ambienti possono anche essere usati in maniera metaforica (esempio: la nebbia che può essere sia fisica, sia rappresentare la confusione nell’animo di qualcuno).
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