L’ispirazione: come trovarla?

Spesso un autore sente il bisogno di scrivere, di raccontare una storia, di dar vita a dei personaggi… ma poi l’ispirazione manca. Il foglio bianco lo guarda con sfida, il cursore lampeggia sullo schermo e le parole non arrivano. Cosa fare dunque per superare l’impasse e trovare quella scintilla che possa dar vita a una nuova storia?

Il primo consiglio che vorrei darti è quello di leggere. Ti sembrerà stupido e scontato, ma leggere le storie altrui aiuta a trovare idee, e questo non perché si tenda a copiare gli altri (questo sarebbe sbagliato, e anche un po’ stupido), ma semplicemente perché leggere ti pone di fronte a una serie di scelte man mano che prosegui con la narrazione, e la testa inizia a macinare da sola.

Le idee nascono dalle domande che un autore si pone

… e se?

Porsi delle domande è quindi il primo passo per arrivare a delle risposte e infine a una trama.

È di questo parere anche il noto scrittore Neil Gaiman, che ne parla in questa intervista. Ne riporto qui alcuni stralci.

Ideas come from daydreaming. “The only difference between writers and other people,” says Gaiman, “is that we notice when we’re doing it.”
[…] Ideas come from asking yourself simple questions, like “What if…?” (“you woke up with wings?… your sister turned into a mouse?….), “If only…” (“a ghost would do my homework”) and “I wonder….” (“what she does when she’s alone”), etc….
[…] These questions, in turn, generate other questions.

Tradotto:

Le idee vengono dal sognare a occhi aperti. “L’unica differenza fra gli scrittori e le altre persone è che gli scrittori fanno attenzione a quando lo fanno.”
[…] Vengono dal farsi semplici domande come, “e se”… (ti svegliassi con le ali? … tua sorella si trasformasse in un topo?), “se solo…” (un fantasma facesse i miei compiti) e vorrei sapere… (chissà che fa quando è da sola) ecc.
[…] Queste domande generano altre domande

In conclusione: devi arrivare a porti delle domande.

Uno dei metodi preferiti da Gianni Rodari era quello di scegliere delle parole a caso (magari aprendo un libro o grazie a un gioco “per associazione”) e costruirci sopra una storia.

ispirazione

In Grammatica della fantasia analizza questi trucchi e le associazioni mentali che il cervello compie, e lo fa studiando il comportamento dei bambini, più elastico di quello degli adulti.

La mente umana tende, man mano che cresce, a mettere da parte le associazioni più strampalate per giungere alla conclusione più logica. Ebbene, tu devi far sì che i personaggi riescano a ragionare sempre in modo logico, ma è sbagliato precludersi delle possibilità solo perché queste all’apparenza possono sembrare poco concrete. Se si scrive un genere fantastico (sia esso horror, fantasy, fantascienza o un semplice libro per bambini), devi cercare di non limitare il tuo pensiero, di non chiuderti nei compartimenti stagni dettati dalla realtà che ti circonda e di ampliare la mente. È infatti tuo compito creare un universo realistico, non reale.

Devi dissociarti dalla realtà quanto basta per trovare quell’elemento esotico e diverso che possa rendere originale un tuo scritto, senza però dimenticare di dare un senso logico al tutto (che siano le leggi fisiche/magiche del mondo immaginario o il comportamento di un serial killer o l’evolversi di una storia d’amore).

Nel concreto, quindi, cosa puoi fare per trovare l’ispirazione?

Un metodo usato anche nelle grandi aziende è il brainstorming. Riunirsi con un gruppo di persone e provare a buttare giù le idee. Parlarne ti aiuterà a renderti conto da solo se qualcosa può funzionare o meno, se una svolta di trama ha bisogno di aggiustamenti o se tutto fila liscio alla perfezione.

Il confronto con gli altri ti può aiutare a guardare il tutto sotto nuove prospettive cui non avevi pensato.

Se non hai a disposizione un team di amici/parenti pronti ad ascoltarti e a condividere con te dubbi e idee, puoi sempre trovare l’ispirazione osservando il mondo che ti circonda e ponendoti delle domande al riguardo. Guarda fuori dalla finestra: cosa vedi? Il tempo è bello o brutto? E se piovesse? E se passasse di lì un idrovolante?

E se…

La stessa cosa puoi farla osservando la gente: come gesticola e perché lo fa? Prova a inventare una storia su quella signora… sì, proprio quella laggiù. Cosa farà una volta rientrata a casa? Vivrà da sola con mille gatti o sarà circondata dalla prole? È per caso una cuoca provetta o una supereroina in incognito?

Non vuoi partire osservando la gente? Bene: apri a caso un libro (devi farlo almeno due volte) e prova a scrivere una storia sulle prime parole che trovi (articoli, preposizioni e congiunzioni non contano).

Ti sembrano sconclusionate? Non attinenti l’una all’altra?

Meglio, trova il modo di collegarle, spremi le meningi. È un esercizio per il cervello, oltre che per l’ispirazione. Stranamente, le idee migliori nascono proprio quando ci sembra inizialmente impossibile averne. E questo perché si esce dal pensiero canonico, dal già visto, per inoltrarsi in territori fino a quel momento inesplorati.

L’importante è evitare di farne un dramma. Se l’ispirazione non arriva, prova a fare altro: vedere un film, uscire, ascoltare della musica. Più ci si sforza e peggio è. Ogni idea ti sembrerà poco valida, ogni spunto scontato.

Un ultimo consiglio

Butta giù il tuo plot, le idee che hai avuto e quant’altro. Scrivere su carta aiuta a riflettere e a non perdere gli spunti. Potrebbero tornarti utili in futuro o potresti riguardarli il giorno dopo, aggiungere concetti, ampliare i pensieri e arrivare alla tua ispirazione.

Scrivere è allenamento

Per evitare il blocco dello scrittore, cerca sempre di scrivere. Anche cose che ti sembrano banali, scontate e già viste. Scrivi perché la scrittura è un muscolo che va tenuto in allenamento, e poi potresti sempre riutilizzare gli scritti per altro. Non si sa mai.

Infine…

Un valido aiuto per l’immaginazione sono i giochi da tavolo o quelli che si possono fare in gruppo. L’atmosfera di gioco ti rilasserà e ti porterà a impegnarti per cercare soluzioni vincenti, strategie che possono ispirare una trama.

O ancora…

Hai presente quei giochi che si facevano da bambini in cui ognuno scriveva il nome, l’azione, il luogo, il coprotagonista etc. su un bigliettino coperto che si faceva girare e poi si leggevano le storie risultanti? Potresti fare qualcosa di molto simile per allenare la tua immaginazione: scrivi nomi, età, qualità positive e qualità negative, ambientazioni e tempo di narrazione (passato, presente o futuro) su dei fogliettini di carta. Dividili per categoria.

Scrivine tanti, almeno una decina (per associazione tenderanno a venirti idee già mentre pensi alle voci da inserire). Dopodiché mischia e, senza barare, scegli un biglietto per categoria. Appuntati il risultato e scrivici su una storia.

Focus

Ma, prima di iniziare con la stesura, fermati un attimo a pensare. Mentre eri lì sospeso con la mano a mezz’aria e stavi per pescare i bigliettini… cosa speravi che uscisse?

Ecco, quello è ciò che ti ispira!

Ora hai non una, ma ben due storie da scrivere: quella che è uscita e quella che speravate uscisse.

Per concludere, ti rimando a una citazione tratta proprio da Grammatica della fantasia, di Gianni Rodari:

Un sasso gettato in uno stagno suscita onde concentriche che si allargano sulla sua superficie, coinvolgendo nel loro moto, a distanze diverse, con diversi effetti, la ninfea e la canna, la barchetta di carta e il galleggiante del pescatore. Oggetti che se ne stavano ciascuno per conto proprio, nella sua pace o nel suo sonno, sono come richiamati in vita, obbligati a reagire, a entrare in rapporto tra loro. Altri movimenti invisibili si propagano in profondità, in tutte le direzioni, mentre il sasso precipita smuovendo alghe, spaventando pesci, causando sempre nuove agitazioni molecolari. Quando poi tocca il fondo, sommuove la fanghiglia, urta gli oggetti che vi giacevano dimenticati, alcuni dei quali ora vengono dissepolti, altri ricoperti a turno dalla sabbia. Innumerevoli eventi, o micro eventi, si succedono in un tempo brevissimo. Forse nemmeno ad aver tempo e voglia si potrebbero registrare tutti, senza omissioni.
Non diversamente una parola, gettata nella mente a caso, produce onde di superficie e di profondità, provoca una serie infinita di reazioni a catena, coinvolgendo nella sua caduta suoni e immagini, analogie e ricordi, significati e sogni in un movimento che interessa l’esperienza e la memoria, la fantasia e l’inconscio e che è complicato dal fatto che la stessa mente non assiste passiva alla rappresentazione, ma vi interviene continuamente, per accettare e respingere, collegare e censurare, costruire e distruggere.

In conclusione?

Cerca di giocare con le parole e il loro significato esattamente come fai con i concetti. Pensa a una parola e al suo opposto, a come sarebbe quella parola se davanti avesse un prefisso o se seguisse un suffisso. Cerca associazioni di suoni, oltre che di significati.
Un esempio di racconto nato da un esercizio simile è Il paese con la S davanti, sempre di Gianni Rodari.

L’autore prova a immaginare cosa succederebbe se esistesse ad esempio lo “stemperino”, un oggetto che anziché consumare le matite le ricrea, o lo “staccapanni”, un utensile da cui prelevare i vestiti anziché lasciarli, e così via.

Giocare con le parole può essere utile per costruire storie, e non solo racconti per i più piccini. Un dato aggettivo ti potrà far pensare a un personaggio e al suo background; se associato con un nome comune, potrà darti uno spunto per un incipit o un plot completo. Potrebbe addirittura esserti utile per ideare un giallo, perché magari ti indica una soluzione a cui non avevi pensato.

Sei uno scrittore, ami leggere e “vivere” storie. Dunque immagina, non precluderti nulla, esercita la mente, ascolta i suoni esterni e anche quelli delle parole. Lascia a briglia sciolta la fantasia, gioca con similitudini e onomatopee, ossimori e quant’altro. È da questo processo creativo che nascono le storie, che i personaggi vengono alla luce.

Vivi il tutto senza paranoie. Sii tranquillo, alla revisione ci penserai poi, alle modifiche eventuali anche, così come ai personaggi collaterali e così via. L’importante è avere un’idea di partenza su cui lavorare. Quella sarà il tuo pezzo di marmo grezzo da cui partire.

Ora non ti resta che scolpire.

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